"Sapevo che l'oppressore era schiavo quanto l'oppresso, perchè chi priva gli altri della libertà è prigioniero dell'odio e chiuso dietro le sbarre del pregiudizio e della ristrettezza mentale"
Come anticipato vorrei scrivere due righe sull'autobiografia di Nelson Mandela che ho finito di leggere qualche giorno fa.
Non si tratta di una recensione ma di riflessioni su quello che considero uno dei testi migliori che abbia letto: non mi riferisco allo stile o al contenuto ma a quello che mi ha lasciato. Era tempo che non piangevo, mi arrabbiavo, sorridevo (sì si può anche sorridere) leggendo un libro.
Il racconto va dall'infanzia, alla sua elezione a presidente del Sudafrica e come è facile immaginare le pagine più buie sono quelle dei quasi 30 anni trascorsi in prigione, la maggior parte dei quali a Robben Island. Le emozioni che mi hanno accompagnato durante la lettura vanno dall'indignazione e l'incredulità per l'ennesima vergogna della quale si è macchiato il genere umano, all'ammirazione per un uomo che ha sacrificato tutta la sua vita per la libertà del proprio popolo. E, come dice lo stesso Madiba, il cammino non è ancora finito.
E' una di quelle letture da rendere obbligatorie a scuola: non si può capire cosa sia l'apartheid su mezza pagina di sussidiario o dalle cazoni dei Simple Minds. Ci sono "particolari" che sfuggono.
Solo 15 anni fa Mandela trascorreva l'ultimo periodo da prigioniero politico nel carcere di Polsmoor: ci passo davanti quasi tutti i giorni e non nascondo che ogni volta mi fa un certo effetto. La stessa cosa mi è successa ieri quando per la prima volta sono riuscita a scorgere in lontananza Robben Island. Qualle effetto? Mi si ripropongono gli stessi sentimenti di cui ho parlato pocanzi e l'indignazione è quello che prevale su tutti.
Poco più di 15 anni fa avevo terminato gli studi universitari, avevo già frequentato un master post-lauream ed ero partita per la mia esperienza di lavoro e studio all'estero. Poco più di 15 anni fa, quelle che sono esperienze normali nella vita di una persona, erano VIETATE ai miei coetanei sudafricani, perchè qualcuno aveva deciso che loro non potevano farlo, non erano capaci, non era la loro vita.
Non mi meraviglia sapere che ci sia ancora gente molto, molto arrabbiata per questo.
Quello che più ho apprezzato del libro è che non sia affatto una autobiografia romanzata: spesso chi scrive della propria vita cade sovente nella tentazione di romanzarla mentre qui non accade, si tratta piuttosto di una cronaca.
L'autobiografia di Mandela è stato un buon inizio per capire la storia del Paese che ci ospita. Ora sono alle prese con Doris Lessing. Vi farò sapere.
2 commenti:
In effetti penso di non aver mai capito l'apartheid fino in fondo.è una realtà che sembra lontana anni anni luce, invece è storia recentissima.mi hai incuriosito porvvederò alla lettura.
nel frattempo in tuo onore mi sto divorando natura morta con picchio.
elle, l'onore è tutto mio! Fammi sapere cosa ne pensi e buona lettura!
Posta un commento